LA PAROLA STREGA

LA PAROLA STREGA

SULLE TRACCE DELLE STREGHE

La strega ha subito nell’immaginario comune innumerevoli trasformazioni. Associata ad una fattucchiera e ad una maliarda, altre volte ad una maga e incantatrice, la strega, nel nome e nell’aspetto, ha attraversato epoche, lasciando dietro di sé tracce delle sue numerose forme. In linea generale, proviamo a seguire le sue tracce nelle varie epoche.

Nell’Antico Egitto tutto era connesso all’autorità degli dei. Fin dai tempi antichi l’Egitto è ricordato come una terra ricca di magia, la quale veniva esercitata attraverso l’utilizzo di una forza legata allo spirito, chiamata Heka. Letteralmente Heka significa colui che attiva il Ka e attraverso di esso era possibile attingere alla forza dell’anima. L’Heka veniva utilizzato nelle pratiche di culto e nei riti magici, finendo per essere identificando con la magia stessa. I sacerdoti avevano accesso alla conoscenza e sapevano come effettuare riti di diverso tipo. Con la demonizzazione del dio Seth, le sue sacerdotesse vennero viste come malvagie, praticanti di riti di magia  nera.

Seth è una divinità dell’Antico Egitto, il dio del caos, delle tempeste, del disordine, della violenza e degli stranieri. Era una divinità, nonostante tutto, con un ruolo positivo, in quanto, insieme a Ra, respingeva il mostro Apopi, il divoratore del Sole. Figlio di Geb e Nut, è fratello di Osiride, Iside e Nefti. Osiride era un sovrano saggio sposato con Iside. In un secondo momento Seth, invidioso del fratello, lo uccise e poi lo smembrò spargendo i suoi resti in tutto l’Egitto. Osiride cominciò allora a regnare nell’oltretomba. Iside fece di Osiride una mummia e con lui si accoppiò, generando Horus che combatterà a sconfiggerà Seth.

Per la sua natura Seth veniva chiamato “il nemico, l’osteggiatore” e il termine che veniva utilizzato era Shaitan, utilizzato nella religione islamica per identificare il nemico di Dio, Satana. La frequentazione tra questi due popoli è stata lunga e per quanto nella Bibbia ebraica non si facciano riferimenti a Satana in persona, la maggior parte dei demoni invece si rifanno proprio alle divinità egizie e cananee. Le streghe odierne sono il frutto di una lunga tradizione. Negli antichi scritti sumerici troviamo due figure demoniache della seduzione, Liu e Lilitu, un uomo ed una donna. Sumerica è Layme, dea delle passioni, chiamata dea dal volto orribile, signora degli assassini di bambini e divoratrice di carne umana. Nell’antica Mesopotamia di Lagash e Ur troviamo Lamashtsu, una dea scacciata da suo padre a causa della sua malvagità.

Nella religione ebraica, oltre a Satana, c’è un’altra figura, Lilith. che compare nelle antiche religioni mesopotamiche dove è un demone femminile associato alla tempesta, alla malattia e alla morte. Solo per assonanza l’accadico Lilitu e l’ebraico Lilith sono nomi molto simili. Indicano aggettivi femminili che derivano dalla radice linguistica proto-semitica <L-Y-L>, che vuol dire “notte“. Lilith infatti viene definita “Signora della notte”. Le bestie ululanti e le creature alate non è inconsueto vederle collegate alla Lilith. In Isaia34.14 si narra la fine del regno di Edom e il profeta parla di Lilith e dei suoi animali:

<I gatti selvatici si chiameranno con le iene… vi farà sosta anche Lilith e vi troverà tranquilla dimora>…<Le bestie del deserto si incontreranno con le bestie che ululano, i capri si chiameranno l’un l’altro; vi si stabiliranno anche le civette e vi troveranno un luogo di riposo>

Nel mondo greco esiste invece le lamie ed una di queste era la sovrana della città di Lamia. La regina era una donna bellissima e presto Zeus se ne innamorò ed ebbero dei figli. Era, gelosa della mortale, ne uccise la prole. Lamia, la regina, lacerata dal dolore, cominciò a divorare i bambini delle altre madri e a succhiarne il sangue. Nel mondo latino Orazio, nella sua Ars Poetica, descrive le lamie come creature terribili, mostruose e mangiatrici di bambini. Emblematico risulta il fatto che, nel Medioevo, il termine “lamia” veniva usato come sinonimo di strega/vampiro. Una creatura o una donna collegata al mondo della notte, giustappunto da non tradire la radice “notte”.

UN PO’ DI TERMINOLOGIA

In greco antico μάγος  (magos) vuol dire “sapiente”. Il termine era il titolo dati ai sacerdoti dello Zoroastrismo, i Magi. Erodoto ci dice fossero bravi ad interpretare i sogni. Successivamente con il termine si iniziò ad indicare i maghi e i ciarlatani ma solo con l’età ellenistica il termine verrà associato indissolubilmente al mago come incantatore. Da esso ne derivò anche la sua controparte femminile μάγισσα (magissa) = maga.

A partire dal XV secolo d.C., in greco la strega è detta στρίγλα (strigla), termine connesso all’antico termine στρίξ (strix) = gufo, un uccello notturno, derivante da  στρίζω (strizo) = stridere. In latino strix o  striga/strigae indica l’allocco nel primo caso e la strega nel secondo, entrambi mantenendo la radice del verbo “stridere”. Le streghe e gli uccelli notturni sono accomunati da una discendenza comune. Il termine latino strix anticamente indicava un uccello notturno di cattivo auspicio che si nutriva di sangue e carne umana frutto di una metamorfosi, la strige.

La prima citazione in lingua latina della strige la troviamo in Plauto nello Pseudolus, dove un cuoco paragona le azioni di alcuni suoi sottoposti a quelle della strige, smembratrice di vittime. Anche nel Satyricon  di Petronio compaiono le strigae, una sorta di gufi malevoli, che giungono con forti strida. Ovidio nei Fasti parla delle strigi ma non sa se sono uccelli o o anziane donne trasformatesi in volatili con la magia. Egli scrive in Fasti, VI, 101:

 

<grande capo, occhi sporgenti, becchi adatti al ratto, penne grigie, artigli uncinati, volano di notte, attaccano i bambini privi di badanti e distruggono i corpi rapiti dalle loro culle. […] Lacerano le viscere dei lattanti con i loro becchi ed hanno la gola piena del sangue bevuto>

Il termine striga, derivante da strix, si affermerà nel Medioevo e indicherà la strega in connessione anche agli uccelli notturni. Oltre al termine striga, troviamo malefica, noto agli inquisitori per il famoso trattato rinascimentale Malleus Maleficarum, il Martello delle Streghe; maliarda, ovvero donna che fa malie, incantesimi (dal latino malus = cattivo), una seduttrice; fattucchiera, colei che fa fatture (lat. tardo factura, da facere o dal latino popolare *fatuculus, indovino che risale comunque a facere = fare). Un cenno va fatto anche per la forma dialettale sarda jana/giana , che secondo i racconti è una fata molto piccola che vive nelle caverne e nuraghi, per altri una vera e propria strega. 

Nell’aria francese strega di dice sorcière (m.: sorcier). Nelle Glosse di Reichenau si trova già sorcerius, da sort= sorti, colui che predice il futuro. Il mondo anglosassone possiede due termini per indicare la strega: sorceress (da sorcière, in seguito alla conquista normanna) e witch = strega, wizard = stregone. Witch proviene da wicce collegato al verbo wiccian = praticare la stregoneria.

Nella penisola iberica abbiamo tre modi differenti per indicare la strega. Nel Portogallo si usa la parola bruxa. La bruxa è un vampiro delle leggende portoghesi, un mostro dalle fattezze animalesche che ha come vittime preferite i bambini. Da bruxa discende lo spagnolo bruja  e il catalano bruixa.