LA CACCIA SELVAGGIA

LA CACCIA SELVAGGIA

Nel Medioevo era diffusa la credenza che durante la notte, se capitava di avventurarsi lungo le strade di campagna o nei boschi, si potesse incappare in uno strano fenomeno. Nel silenzio della notte si poteva sentire il fragore del metallo e assistere al passaggio di una moltitudine di gente tra le quali si potevano riconoscere persone morte. Questo è il fulcro di una leggenda antichissima, che abbraccia moltissime lingue e culture. Nonostante varie versioni queste hanno tutte degli elementi in comune. Il mito della traversata di esseri soprannaturali a caccia di esseri umani e animali, percorre tutta l’Europa settentrionale, centrale e occidentale e deriva da tutti quei fattori che hanno caratterizzato le popolazioni indoeuropee e pre-indoeuropee: le guerre e i loro ricordi, le iniziazioni, gli svaghi dei re, la memoria delle divinità greche e romane e la personificazione delle tempeste e del vento. Nonostante sia radicato in tutta Europa, il mito presenta, come è facile immaginare, delle connotazioni locali, essendo nato nella cultura popolare a trasmissione  orale. Solo in un secondo momento penetrò nella cultura alta, in particolare in quella ecclesiastica.
A tal proposito lo studio proposto dal professor Xavier Dondeynaz è ottimo per approfondire questo argomento. Per questo vi rimando a La caccia selvaggia e le sue leggende, Virtuosamente, Vignate, 2017.

NELLA MITOLOGIA

La Caccia selvaggia nelle sue fonti più antiche è legata a guerre e a sanguinose battaglie. Non è un caso che la caccia si manifesti nei luoghi dove questi sanguinosi scontri sono avvenuti e dove molto sangue è stato versato.  Ad esempio Plinio il Vecchio, in Historia naturalis, descrive l’apparizione di un esercito furioso che sembra ripercorrere una sanguinosa battaglia:

Sappiamo che durante la guerra contro i Cimbri si udirono scendere dal cielo un fragore di armi e squilli di tromba, e ciò si ripeté assai spesso sia prima che in seguito. Inoltre, durante il terzo consolato di Mario, gli abitanti di Amelia e di Todi, videro affrontarsi in cielo due eserciti, provenienti l’uno da oriente e l’altro da occidente, il secondo dei quali fu respinto

Con l’editto di Teodosio del 391 d.C. le pratiche legate alla religione pagana furono definitivamente vietate ma le divinità olimpiche sopravvissero al tempo e agli editti imperiali mentre Il cattolicesimo, in tutta risposta, reinventò ruoli e fattezze di molte vecchie divinità, demonizzandole.

l’ esempio di ARTEMIDE

La dea Artemide greca era legata alla caccia, alla foresta e proteggeva la verginità. Nonostante tutto la morte è legata a questa dea. Prendiamo la leggenda di Ifigenia, figlia di Agamennone, la quale viene sacrificata alla dea in vista dell’immanente partenza per Troia di suo padre. Questo racconto mitologico presenta gli aspetti del culto di Artemide legati al sangue e alla morte. Questa divinità era anche identificata nella luna crescente insieme a Selene ed Ecate. Proprio da quest’ultime, a volte, era difficile separarla. Ecate, la dea con tre volti e tre corpi: uno celeste legato alla luna, uno infernale di Persefone, uno diurno che era appunto Artemide. Si muoveva accompagnata da un corteo di fantasmi e spettri che a volte sorprendevano i viandanti agli incroci delle strade, assalendoli. Essendo le tre (Persefone, Ecate e Artemide) divinità psicopompe, durante l’epoca cristiana Artemide-Diana (Diana nella versione romana) diventò, insieme ad altre figure femminili, la Signora delle streghe e dell’occulto, la faccia femminile del demonio, colei che guidava la masnada diabolica sulla terra in cerca di vittime e che guidava le streghe nei loro voli notturni verso il sabba.

gli eserciti spettrali guidati da dei o da antichi re leggendari risalgono ad un passato antichissimo, gravitanti attorno ad un dio cornuto legato ad un’entità femminile, patrona della caccia e spesso immaginata sotto le sembianze di una cerva. Le divinità dall’aspetto di cervo sono tante e presenti in molte mitologie: Fratello Cervo nelle Ande, Mixcoalt fra gli Aztechi, Cernunno tra i celti, Crono in Grecia e così via. Non dimentichiamo poi che c’erano divinità che avevano come animale sacro proprio il cervo: Artemide, Iside, Atena o Apollo.

L’IMPORTANZA DEL CERVO

La caccia selvaggia trae origine anche da un tipo di caccia sacra che caratterizza la cultura delle popolazioni di cacciatori e raccoglitori fin dall’antichità. Per queste il cervo e la renna erano animali di enorme importanza, in quanto legati al ciclo della natura e all’esperienza mistica. La caccia sacra era in grado di garantire fertilità ed abbondanza attraverso l’uccisione mistica dell’ animale. Inoltre il cervo, per le società legate allo sciamanesimo, fungeva da totem, una guida che permetteva di incontrare gli spiriti dei morti per ottenere consiglio. Attraverso i vari substrati secolari non è difficile immaginare come le varie credenze si siano fuse ed abbiano assunto caratteristiche nuove, lasciando comunque traccia del loro passato.

HELLEQUIN

Il personaggio di Arlecchino è molto antico. Non ha sempre rappresentato il personaggio della commedia dell’arte bergamasca. Le sue origini sono molto più antiche e molto più cupe di quello che potremmo pensare. Il nome è di origine germanica. Nelle fonti compare per la prima volta in Oderico Vitale tra il XI e il XII secolo. Egli è una creatura gigantesca con in mano una clava, il suo nome era Hellequin/Herlequin. Questo personaggio sembra essere il leader della masnada descritta da Vitale, che con la sua clava dirige gli spiriti.
In un passo dell’Inferno Dante parla di Alichino, un membro delle Malebranche, diavoli deputati a controllare i dannati della quinta bolgia dell’ottavo cerchio. I fraudolenti, o “barattieri” non devono mai uscire dalla pece bollente e diavoli fanno loro da guardia. Ne menziona tredici e il quarto è proprio Alichino.

ALTRI MITI

Un appunto in merito: nella mitologia danese, Helhest è un cavallo leggendario a tre zampe, nero, associato a Hel, la dea dei morti. Secondo la tradizione questa creatura preannuncia morte e malattie e può presentarsi al cospetto di uno spettro per guidarlo nel regno dei morti. Il nome, tradotto letteralmente, vuol dire “cavallo dell’inferno”.

I cani spettrali, di solito, vengono rappresentati di colore nero e vengono descritti molto bene nella tradizione britannica. Nel Nord sono chiamati Gabriel’s Hounds, nel Lancashire invece sono descritti come esseri mostruosi dalla testa umana, forieri di sventura e morte. Nel Devon sono noti come Yeth, Heath, o Segugi di Wisht.
Questi ultimi, stando alla leggenda, uscirebbero dalla Foresta di Wistman alla vigilia di San Giovanni, una notte in cui sarà possibile vedere gli spiriti dei morti volare fuori dalle loro tombe. Li Yeth invece sono cani che danno la caccia ai bambini non battezzati. Secondo un’altra versione rappresenterebbero le anime stesse dei bambini che danno la caccia al Demonio nelle foreste, per vendicarsi della sorte subita. I Black Shuck sono invece dei grandi cani neri con gli occhi rossi, conosciuti comunemente con il nome di Devil Dogs. E niente, il nome parla da se.

NELL’IMMAGINARIO CRISTIANO

La masnada portava solo cattivi presagi e veniva collegata a carestie ed epidemie.  A partire dal XI secolo, le apparizioni della caccia selvaggia iniziano ad essere meno generiche e si arricchiscono di dettagli. Il discorso si sposta sulla schiera ed i suoi membri, lasciando perdere i presagi nefasti a essa legati. La masnada furiosa viene legata alla morte sotto un altro aspetto. Chi ne fa parte sono anime che stanno purgando i loro peccati. Questa idea si rafforzò ulteriormente nel XII sec. con la canonizzazione del Purgatorio, specchio di una società sempre più complessa e stratificata, in cui nuove classi sociali facevano sentire il loro peso. I primi segni di una forma nuova di mobilità sociale cominciavano a farsi vedere, nacquero nuovi bisogni individuali in vita, e se ne cercavano anche nella morte. Il Purgatorio dava risposte a questi bisogni. Così come tra il ricco e il povero si inseriva il borghese, così tra Inferno e Paradiso, tra bianco e nero, si profila il grigio, il Terzo Regno, ovvero il Purgatorio.

Chi incontrava questi eserciti non poteva parlargli per non incorrere in spiacevoli conseguenze. Col passare del tempo la masnada viene sempre più demonizzata, assumendo caratteristiche sempre più inquietanti. Questi spiriti sono di solito guidati da una divinità femminile che li conduce di notte nelle case in cerca di cibo e bevande lasciate loro in segno di offerta. Gli spiriti potevano essere di morti che avevano nostalgia della propria casa o di vivi, che avevano abbandonato il loro corpo solo per quella notte (consuetudine delle streghe, quella di lasciare il corpo addormentato così da poter viaggiare con lo spirito). Numerose divinità femminili, nelle leggende, potevano guidare gli spiriti notturni durante la Caccia: Ecate, Holda, Perchta, Diana, Abonde o Satia. Una nota tradizione popolare diffusa in tutta Italia ai giorni nostri afferma che la notte del 2 Novembre, i morti passano per il paese in lunghe processioni, entrano nelle case dove hanno abitato e mangiano il cibo lasciato dai loro parenti come offerta.

COMPOSIZIONE DELLA MASNADA

A questo esercito si univano le streghe e gli stregoni che attraverso un’arte misteriosa viaggiavano fuori dal corpo per unirsi alla masnada la cui guida (ad esempio Diana) li avrebbe condotti al sabba, quindi dal demonio. La Caccia è formata quindi non solo da gente morta, ma anche da spiriti diretti al sabba. Nell’esercito possono esserci anche animali come cani e cavalli infernali. 

I cani spettrali, di solito, vengono rappresentati di colore nero e vengono descritti molto bene nella tradizione britannica. Nel Nord sono chiamati Gabriel’s Hounds, nel Lancashire invece sono descritti come esseri mostruosi dalla testa umana, forieri di sventura e morte. Nel Devon sono noti come Yeth, Heath, o Segugi di Wisht. Questi ultimi, stando alla leggenda, uscirebbero dalla Foresta di Wistman alla vigilia di San Giovanni, una notte in cui sarà possibile vedere gli spiriti dei morti volare fuori dalle loro tombe. Li Yeth invece sono cani che danno la caccia ai bambini non battezzati. Secondo un’altra versione rappresenterebbero le anime stesse dei bambini che danno la caccia al Demonio nelle foreste, per vendicarsi della sorte subita. I Black Shuck sono invece dei grandi cani neri con gli occhi rossi, conosciuti comunemente con il nome di Devil Dogs. E niente, il nome parla da se. 

Oltre agli animali sono presenti oggetti di uso quotidiano, corni, tamburi e trombe. Questi ultimi, insieme ad altri strani suoni, la preannunciano.  Di solito è accompagnata da forti tempeste e raffiche di vento. Ci sono studi che vedono nella caccia selvaggia una traccia di antichi riti legati all’abbondanza. Il fatto stesso che una delle guide della masnada fosse Diana, la dea dei boschi e della caccia non può che avvalorarli. Non bisogna dimenticare che la masnada compare solo in certi periodi dell’anno e solo in giorni precisi. Tra gli dei e gli eroi più famosi che hanno guidato la Caccia troviamo Odino, Re Artù, Teodorico, Artemide, Carlo V, Hellequin, Frau Hulda o Perchta. La leader femminile della masnada viene anche chiamata Domina ludi, la Signora del Gioco.

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