LA CRISTIANIZZAZIONE
Nell immaginario popolare del mondo latino classico e tardo antico, lo abbiamo visto, le streghe erano delle incantatrici capaci di grandi poteri, buoni e malvagi, detentrici di un antico sapere che permetteva loro di andare al di là di ciò che era stato concesso ai comuni mortali. Come abbiamo visto nel capitolo precedente, numerose figure mitiche del passato rappresentano le antenate di quelle streghe di cui tratto nella prima parte di questo elaborato.
Prima di proseguire oltre, al fine di capire meglio ciò di cui stiamo parlando, è il caso di trattare il complesso fenomeno storico che prende il nome di “cristianizzazione”. In estrema sintesi la religione cristiana, dal momento in cui ha mosso i suoi primi passi più di duemila anni fa, ha dovuto scontrarsi con un substrato complesso di credenze e culti, accettati e diffusi nelle varie regioni dello spazio anticamente occupato dall’impero romano e successivamente abitato da popolazioni di valida origine. non solo maggiormente dislocati, accettati e praticati, ma soprattutto nettamente differenti nel profondo. Il cuore delle religioni monoteiste è totalmente diverso da quello delle religioni politeiste, radicate nella cultura e forma mentis adatta a questo tipo di religiosità.
Le vecchie religioni pagane erano mirate al sincretismo, accoglievano tra le proprie braccia tutto ciò che avrebbe potuto giovare alla gente ed alla vita pubblica. Nessuna traccia della divina provvidenza manzoniana è rintracciabile negli scritti greci o romani. La presenza del testo sacro come fonte di questa conoscenza è una prerogativa delle religioni monoteiste come l’ebraismo o il cristianesimo.
La cristianizzazione è stato un fenomeno lungo e complesso, che si è declinato in maniera profondamente diversa a seconda dei luoghi, delle contingenze politiche e delle influenze reciproche. Tra l’antichità e il primo medioevo mentre in oriente si affermava il cristianesimo di tipo greco-ortodosso e varie altre forme di cristianesimo, in occidente si venne determinando un mosaico intricato di situazioni in cui spesso missionari e predicatori cristiani dovettero porre in esse strategie diverse per eradicare, inglobare, modificare culti precedenti. Ancora nei primi secoli dell’età Moderna, si può riconoscere in Europa, accanto al culto cristiano un nucleo di credenze più antico, rurale, formato di riti e culti derivanti a corsa dal substrato. La Chiesa, non comprendendo quest’ultimo fino in fondo, finì sovente per bollare come demoniaci tutti quegli aspetti del nucleo più antico che sopravvivono e che venivano marchiati come stregoneria.
LA STREGA SOCIALE
Le streghe possedevano una vasta conoscenza: erbe, unguenti e decotti magici non avevano per loro segreti, erano in grado di provocare la morte, di mutare forma o di porre fine ai malefici. Comunque la si guardasse, la strega era temuta, poiché aveva in mano il potere della vita e della morte. Tutto ciò che le streghe sapevano era frutto di un lungo periodo di studio. Le giovani streghe venivano istruite della streghe più anziane, e insieme creavano un gruppo. Questa congrega si riuniva in determinati giorni dell’anno, di notte, per celebrare riti, danzare e mangiare. Per recarsi a queste riunioni le streghe si trasformavano in animali o abbandonavano il loro corpo per viaggiare con il solo spirito. Intrapreso il loro viaggio si recavano in cortei verso il sabba. Questi loro viaggi furono dapprima ritenuti immaginari, poi vennero sempre più demonizzati e la tradizione cristiana attuò quel processo di rifiuto della tradizione pagana, identificando i viaggi delle streghe verso il sabba con l’antica leggenda della cavalcata notturna, la Caccia Selvaggia, che diventò lo strumento attraverso il quale le servitrici del Diavolo si recavano al suo cospetto. La caccia era guidata da una donna, un demone malvagio al servizio del demonio, e chiunque incrociasse il suo cammino poteva incorrere nella morte o nella corruzione dell’anima.
La stregoneria è un arte magica che manipola la realtà in modo da causare danni materiali e morali. Non è altro che la personificazione del male, contrapposta al bene, che trae potere dal più genuino sentimento umano, la paura. Più si ha paura, più si generano le tenebre attorno a sé e a quel punto bisogna trovare un modo per dissiparle. Se ai nostri giorni le due strade possibili per uscirne sono il ragionamento logico o una fede sempre più temperata, fin dai tempi più antichi, ad affiancare la religione, c’era la magia. Le pratiche magiche si potevano dividere in buone e cattive, ma sotto l’egemonia del Cristianesimo hanno finito tutte per essere bollate come negative sotto il termine di stregoneria.
Una delle accuse maggiori rivolte alle streghe era quella di insidiare la vita, in particolar modo impedendo la procreazione o uccidendo la progenie quando ancora piccola. Se nel Medioevo l’alto tasso di mortalità infantile era visto come un fenomeno normale, nell’età Moderna apparve come un male della società. In un periodo dove si rafforza l’istituzione familiare, i ruoli all’interno acquistano maggior valore, di conseguenza la morte prematura dei figli si inserisce in un quadro familiare nefasto. La donna ha un ruolo importante, adesso maggiormente messo in evidenza: lei è il ricettacolo della vita. Se si dà un’occhiata al Malleus maleficarum gli autori del manuale, più che invasati, ci sembrano preoccupati. L’opera di Dio, come affermano, non può essere fermata e per quanto scrivano in un periodo di crescita demografica, la pressante preoccupazione per il futuro è costante. Le streghe sono pericolose a causa del loro enorme sapere, un sapere non dato da Dio, ma dal diavolo. Un sapere effettivo, non gestibile dagli uomini nel modo corretto e il maligno lo sa molto bene, per questo lo concede.
La società dell’età moderna è diversa da quella medievale, il rapporto tra signore feudale e servo non esiste più, ora ci sono i nuovi proprietari, i nuovi ricchi. La società non è più bianca e nera ma si insinua il grigio e il grigio crea problemi, risentimenti ed invidie e le donne sono incastrate in questo sistema. Non avendo adeguati mezzi per difendersi, se li trovavano non erano accettate dalla collettività e perciò trasformate in servitrici del demonio. La malignità è insita nell’essere femminile, la donna è seduttrice e mai soddisfatta. Il demonio le seduce, le accoglie e le concede il sapere. Ma anche quì si manifesta una discrepanza tra la tesi ufficiale (riferita al demonio) e il riferimento ad un nucleo più antico legato ad una figura femminile che guida le sue discepole.